C: ciao Julia, ti va di raccontarci che cosa ti spinge a fare la MdQ? Cos’è per te essere una Madre di Quartiere?
J: eh per me la MdQ è una persona che ha una responsabilità, che lavora con responsabilità e con un desiderio di aiutare gli altri con rispetto, perché lavoriamo con tante persone diverse dalla nostra etnia e quando stiamo aiutando gli altri stiamo aiutando anche noi stessi, e anche da loro noi riceviamo tanto. E’ bella anche questa parte, si tratta di uno scambio, tu stai donando e credo che sia più bello donare che ricevere…
J: eh ricevo tanti grazie, tante volte un abbraccio, tante volte vedo gli occhi che brillano quando le persone mi vedono, come una forma silenziosa di ringraziamento, e dei messaggi di buongiorno alla mattina, e tante volte anche alla sera. Sai, queste cose non sono poco, perché sono persone che non mi conoscono tanto, ci sono stati dei colloqui e degli incontri iniziali, ma non sono persone della famiglia, no non sono persone tanto conosciute e rimango sempre sorpresa della vicinanza e della connessione che sento. All’inizio sono più io che conosco loro e poi pian piano anche loro me, ed è bellissima questa relazione che si crea.
C: e che cos’è che ricevi?
C: e quando parliamo di aiuto, in questo progetto, lo spirito con cui lo facciamo è di aiutare le persone a rendersi autonome, indipendenti. Vorrei che mi raccontassi com’è per te questo cambio di prospettiva, e anche, come si fa ad aiutarle ad uscire dalle etichette e vedere che si tratta di un momento di difficoltà e non sarà per tutta la vita…
J: certo, io dico sempre ad esempio, che una famiglia sta momentaneamente in difficoltà, per far loro comprendere che quello è il momento in cui hanno bisogno, bisogno del mio aiuto, che io gli stia vicino, ma che piano piano anche loro potranno poi lasciare quella parte di difficoltà e iniziare un nuovo percorso. Quando porto loro del cibo non gli porto solo il cibo, in quel momento stanno ricevendo anche il mio affetto e vicinanza perché ne hanno bisogno, ma allo stesso tempo li sto aiutando a cercare un lavoro, perché nel futuro siano loro in autonomia a procurarsi quel cibo. E’ importante trasmettere anche questa parte, che in quel momento loro stanno ricevendo ma poi potranno iniziare a fare da sé…
C: cerchi di trasmettere il messaggio che sono all’interno di un percorso verso l’autonomia, è così?
J: si, anche quando si tratta di andare in qualche servizio, all’inizio io li porto, li accompagno, fisso gli appuntamenti e cerco la strada, faccio tutto, per arrivare poi a far sì che si sentano tranquilli e possano fare tutto da soli. In una seconda fase continuo a esserci solo come supporto telefonico in modo da dare la sicurezza che possono continuare ad appoggiarsi se c’è qualcosa che non capiscono, questo li aiuta a continuare a camminare, a non perdere la fiducia finchè non hanno trovato il loro equilibrio.
C: grazie Julia. Vorrei chiederti ancora se mi racconti, anche se è un pò difficile da raccontare, quella che è la tua passione, cioè che cos’è la passione per te?
J:( ride) è un po’ difficile in effetti questa domanda.
C: eh si, si…
J: la passione è avere una relazione con le persone e comprendere le loro necessità e allo stesso tempo aiutarle a trovare le loro risorse personali, i talenti, è qualcosa che hanno dentro, non è qualcosa di esterno. E’ qualcosa di interiore che può anche aiutarci a crescere, no? La passione è ciò che mi spinge a fare questo lavoro, a crescere e portare la gioia che sento nello stare vicino a chi è in difficoltà. Mi dà senso e significato.
C: grazie, ancora una cosa se ti va, l’amore che ruolo ha nella tua vita?
J: aaaaah. Dunque per me l’amore è qualcosa di forte e semplice allo stesso tempo. Non è qualcosa che si crea, è qualcosa che viene da dentro. E’ semplice, viene fuori, come quando pensi di non piacere a nessuno e invece incontri l’amore della tua vita, non so, è qualcosa che coinvolge le persone, il tocco gli uni degli altri e tante volte c’è un amore anche per delle persone che non si conoscono. Tante volte l’amore è anche per persone che non ti aspetti, no? L’ amore è qualcosa di molto bello e semplice perché tu lo doni anche quando pensi di non volerlo donare, funziona così anche nel lavoro di MdQ.
C: e come si fa a coltivare questo amore?
J: il segreto è amare!
C: e come?
J: eh. Seminando. Se semini amore senza aspettarti nulla indietro, ritorna sempre, sempre c’è qualcosa che viene fuori, ed è importante sottolineare che non è che facciamo le cose per ricevere qualcosa in cambio, le facciamo perché è normale seminare, l’amore ha anche questa forma. Si semina e quando meno ce lo si aspetta si riceve, e se non si riceve non importa, perchè si sa che il seme cresce sempre e continua a crescere…
C: possiamo dire che nella tua vita c’è tanto amore? (ridiamo)
J: credo di si, tanto, eh tanto. E anche per quelle persone che non lo meriterebbero tanto (ride). E’ importante donare anche a loro, perché tutte le persone hanno bisogno di sentirsi amate, hanno bisogno di sentire che c’è qualcuno che non guarda le loro debolezze, o la forma del loro essere. E’ importante che si sentano amate. Quando accade questo le persone si sciolgono, non si tratta di aspettare che arrivi l’amore di qualcuno, a me sembra che si sciolga quella specie di cappa che oggi vedo in tante persone. Questa cappa che spinge ad essere forte, che fa sì che non si voglia esser sensibili verso certe cose. Quando sento che riesco a donare amore e queste persone si sentono amate, le cappe si sciolgono un po ‘, qualcosa in loro cade.
C: per cappa intendi qualcosa tipo un’armatura, una protezione?
J: sì vedo che tante persone si mettono questa protezione per tanti motivi, spesso per evitare le sofferenze, ma così tante volte perdono la possibilità di essere amate, perché nascondendosi dietro a questa che io chiamo cappa, si perde l’opportunità di essere amati nuovamente. E questa parte la dico soprattutto per te eh…!
C: si, lo riconosco. Sono commossa…grazie di cuore.
J: ti voglio bene cara.
C: anch’io. Va bene, vuoi ancora raccontare qualcosa o basta così?
J: si, certo.
C: mi piacerebbe sapere se c’è qualcosa, rispetto alle MdQ, che secondo te è fondamentale che venga fuori, che cosa il mondo dovrebbe conoscere rispetto a questo progetto?
J: per me qualcosa di fondamentale da far sapere è che io già prima di incontrare MdQ lavoravo nel sociale, anche in Brasile, aiutando le persone ma quello che è sostanzialmente cambiato è aver seguito la formazione per diventare MdQ. Prima non conoscevo molti pezzetti fondamentali per diventare professionista nella relazione di aiuto, mescolavo la mia vita privata ed intima con il lavoro, invece, grazie alla formazione continua, ho compreso come tenere separate le due sfere. Ora aiutare è una professione e ho compreso come le persone sono tutte uguali e diverse allo stesso tempo. Non ci sono distinzioni, la ricerca è del giusto equilibrio fra distanza, protezione e coinvolgimento.
(Autrice: Chiara Bertalotto)